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Quando l’amicizia si trasforma in bullismo: la storia di due adolescenti

Il bullismo non sempre inizia con l’odio. A volte nasce tra i banchi di scuola, in gruppi di amici, dove i confini tra gioco e umiliazione diventano sempre più sottili. 

Questa è la storia di Simone e Federico (nomi inventati), raccontata dalla responsabile del contrasto al bullismo di un istituto scolastico del Lazio.

Dall’ammirazione alla paura

Simone e Federico erano in classe insieme dalla prima media. 

Simone, vivace e dolce, guardava Federico con ammirazione: un ragazzo sicuro di sé, un leader naturale, capace di trascinare il gruppo e imporre la sua presenza. Negli anni, Federico aveva sempre scherzato con Simone, a volte nascondendogli gli oggetti, prendendolo in giro per la pronuncia. Episodi sporadici, nulla che destasse preoccupazione.

Ma all’inizio della terza media qualcosa è cambiato. Le prese in giro sono diventate quotidiane. Simone è diventato il bersaglio fisso dei commenti di Federico, delle sue battute, delle sue piccole prepotenze.

Un circolo vizioso di rabbia e isolamento

All’inizio Simone reagiva con pianti e urla, ma questo ha solo peggiorato la situazione. I compagni e i professori iniziavano a trovarlo irritante, non comprendevano il suo disagio, e il senso di frustrazione aumentava. Un giorno la rabbia è esplosa: Simone ha aggredito Federico fisicamente.

A quel punto, la scuola è intervenuta: punizioni per entrambi, incontri per riflettere sull’accaduto, momenti di confronto con la classe. Ma i risultati non sono stati quelli sperati. Federico non aveva mai mostrato vero dispiacere. Gli episodi erano diminuiti, ma Simone era cambiato. Da vittima si era trasformato in un ragazzo aggressivo, chiuso, disinteressato alla scuola.

Quando la vittima diventa il colpevole

I genitori di Federico avevano sempre minimizzato: “Sono solo scherzi”, dicevano. Quelli di Simone, invece, avevano iniziato a dubitare. Era davvero lui la vittima? Non sarà stato proprio Simone a esasperare la situazione?

E così, oltre alla solitudine e alla rabbia, nel cuore di Simone si era insinuato un senso di colpa profondo. Forse aveva sbagliato lui, forse era troppo sensibile, forse aveva perso un amico per colpa sua.

Un finale ancora da scrivere

L’anno scolastico stava per finire. Con il supporto dei professori e un’attenzione maggiore da parte dei compagni, c’era ancora la speranza che Simone potesse ritrovare un po’ di serenità. Ma questa storia ci insegna che il bullismo non è solo tra vittima e bullo. È un fenomeno che coinvolge tutta la classe, la scuola, le famiglie.


Ascoltare, comprendere e intervenire tempestivamente può fare la differenza. 

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