Quando l’amicizia si trasforma in bullismo: la storia di due adolescenti

Quando l’amicizia si trasforma in bullismo: la storia di due adolescenti Il bullismo non sempre inizia con l’odio. A volte nasce tra i banchi di scuola, in gruppi di amici, dove i confini tra gioco e umiliazione diventano sempre più sottili. Questa è la storia di Simone e Federico (nomi inventati), raccontata dalla responsabile del contrasto al bullismo di un istituto scolastico del Lazio. Dall’ammirazione alla paura Simone e Federico erano in classe insieme dalla prima media. Simone, vivace e dolce, guardava Federico con ammirazione: un ragazzo sicuro di sé, un leader naturale, capace di trascinare il gruppo e imporre la sua presenza. Negli anni, Federico aveva sempre scherzato con Simone, a volte nascondendogli gli oggetti, prendendolo in giro per la pronuncia. Episodi sporadici, nulla che destasse preoccupazione. Ma all’inizio della terza media qualcosa è cambiato. Le prese in giro sono diventate quotidiane. Simone è diventato il bersaglio fisso dei commenti di Federico, delle sue battute, delle sue piccole prepotenze. Un circolo vizioso di rabbia e isolamento All’inizio Simone reagiva con pianti e urla, ma questo ha solo peggiorato la situazione. I compagni e i professori iniziavano a trovarlo irritante, non comprendevano il suo disagio, e il senso di frustrazione aumentava. Un giorno la rabbia è esplosa: Simone ha aggredito Federico fisicamente. A quel punto, la scuola è intervenuta: punizioni per entrambi, incontri per riflettere sull’accaduto, momenti di confronto con la classe. Ma i risultati non sono stati quelli sperati. Federico non aveva mai mostrato vero dispiacere. Gli episodi erano diminuiti, ma Simone era cambiato. Da vittima si era trasformato in un ragazzo aggressivo, chiuso, disinteressato alla scuola. Quando la vittima diventa il colpevole I genitori di Federico avevano sempre minimizzato: “Sono solo scherzi”, dicevano. Quelli di Simone, invece, avevano iniziato a dubitare. Era davvero lui la vittima? Non sarà stato proprio Simone a esasperare la situazione? E così, oltre alla solitudine e alla rabbia, nel cuore di Simone si era insinuato un senso di colpa profondo. Forse aveva sbagliato lui, forse era troppo sensibile, forse aveva perso un amico per colpa sua. Un finale ancora da scrivere L’anno scolastico stava per finire. Con il supporto dei professori e un’attenzione maggiore da parte dei compagni, c’era ancora la speranza che Simone potesse ritrovare un po’ di serenità. Ma questa storia ci insegna che il bullismo non è solo tra vittima e bullo. È un fenomeno che coinvolge tutta la classe, la scuola, le famiglie. Ascoltare, comprendere e intervenire tempestivamente può fare la differenza. Condividi sui social “Non lasciamo che un ragazzo si senta solo“ Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“
Case history: l’impatto di Butterfly nella gestione del bullismo scolastico

L’impatto di Butterfly nella gestione del bullismo scolastico nell’IC Matteotti di Riano All’Istituto Comprensivo Matteotti di Riano (Roma), la lotta al bullismo e al cyberbullismo è sempre stata una priorità. La scuola aveva già un team dedicato e un protocollo di intervento strutturato, ma si trovava ad affrontare diverse difficoltà nella gestione delle segnalazioni: Mancanza di una visione d’insieme: la raccolta delle segnalazioni avveniva in modo frammentato, senza uno strumento che permettesse di archiviare e analizzare i dati in maniera efficace. Difficoltà nel monitoraggio: il tempo a disposizione per ascoltare gli studenti era limitato alle ore scolastiche, rendendo difficile il supporto continuo, specialmente nei casi già chiusi. Timore e vergogna nel segnalare: molti studenti non chiedevano aiuto per paura di ritorsioni o per il timore di non essere creduti. Con la diffusione dei social network, il fenomeno del cyberbullismo ha amplificato queste difficoltà, rendendo le offese più pervasive e il controllo più complesso. In questo scenario, era necessario un strumento innovativo per migliorare la gestione delle segnalazioni e rafforzare la fiducia tra studenti, famiglie e scuola. La soluzione Per affrontare queste criticità e migliorare il supporto agli studenti, ai docenti e alle famiglie, l’istituto ha scelto di adottare Butterfly, una piattaforma digitale innovativa che consente di gestire le segnalazioni in modo strutturato, anonimo e sicuro. L’adozione di Butterfly ha risposto in modo concreto alle esigenze della scuola, offrendo vantaggi per docenti, studenti e genitori. Per i docenti Un sistema centralizzato per raccogliere e gestire le segnalazioni in modo ordinato. Questionari strutturati per raccogliere dati affidabili e monitorare i casi nel tempo. Un canale di comunicazione che fornisce feedback costanti agli studenti e una panoramica completa delle segnalazioni. Per gli studenti Uno spazio sicuro, dove poter esprimere i propri disagi anche in forma anonima. Un sistema guidato che aiuta a riconoscere e affrontare le situazioni di bullismo. La possibilità di ricevere supporto senza il timore di esporsi direttamente. Per i genitori Una risposta concreta e strutturata da parte della scuola. Maggiore trasparenza nella gestione dei casi. Un clima di fiducia e collaborazione tra scuola e famiglia. Leggi l’articolo completo Risultati attesi Grazie all’implementazione di Butterfly, l’Istituto Matteotti si aspetta di: Sensibilizzare in modo più diffuso alunni, docenti e famiglie sul fenomeno del bullismo. Creare un ambiente scolastico più sicuro, in cui gli studenti si sentano tutelati. Rendere la scuola più attenta ai bisogni degli studenti, con strumenti di analisi più efficaci. Rafforzare la fiducia nelle segnalazioni, evitando che il fenomeno venga banalizzato o sottovalutato. Con Butterfly, la scuola non solo migliora la gestione dei casi di bullismo, ma promuove un cambiamento culturale basato sulla consapevolezza, sull’ascolto e sulla prevenzione. Condividi sui social “Strumento innovativo per migliorare la gestione delle segnalazioni e rafforzare la fiducia tra studenti, famiglie e scuola “ Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“ “Un ambiente scolastico sicuro è il primo passo per un futuro senza paura”
Intervista alla prof.ssa Camilla Zauli, referente per il bullismo dell’Istituto Comprensivo G. Matteotti

Bullismo e cyberbullismo: intervista alla referente per il bullismo dell IC G. Matteotti Abbiamo avuto il piacere di intervistare la professoressa Camilla Zauli, referente per il bullismo presso l’Istituto Comprensivo G. Matteotti di Riano, in provincia di Roma. Con una profonda esperienza nel supportare studenti e famiglie, la professoressa Zauli ci ha parlato del fenomeno del bullismo, delle sfide affrontate dalla scuola e dell’importante ruolo della piattaforma Butterfly nel migliorare la prevenzione e gestione delle segnalazioni di bullismo e cyberbullismo. Quali sono, secondo lei, gli aspetti principali che differenziano il bullismo da altri conflitti o comportamenti scorretti tra ragazzi? I ragazzi devono imparare a gestire in maniera funzionale e civile attriti e contrasti, che fanno parte della normalità di ogni individuo; il bullismo però si distingue da altri comportamenti scorretti o situazioni di conflitto per tre caratteristiche, che lo rendono un fenomeno difficile da gestire per un ragazzo che può avvalersi solo delle proprie risorse e strategie: Reiterazione nel tempo: non si tratta di episodi sporadici, ma ripetuti e perpetuati in più e più occasioni Squilibrio di “potere”: di solito tra vittima e bullo vi è una situazione di squilibrio di “potere” (dovuta a varie condizioni di fragilità della vittima, affezione per il bullo stesso, ecc.), che rende complesso per la vittima opporsi alle prepotenze Ridefinizione della condotta morale: è raro che chi compie atti di bullismo si assuma le proprie responsabilità, tenderà piuttosto a rivisitare il ruolo della vittima, degli osservatori e il proprio, a sminuire quanto fatto e pertanto non potrà da solo rendersi conto della gravità delle proprie azioni e modificare la propria condotta Che ruolo gioca la consapevolezza sul fenomeno del bullismo nella prevenzione e gestione dei casi all’interno della comunità scolastica? Essere consapevoli che si sta vivendo una situazione caratterizzata dalle dinamiche tipiche del bullismo è fondamentale, perché permette a tutti i protagonisti (vittima, bullo, osservatori) di capire il ruolo che si sta assumendo in quel contesto e quindi di lavorare su sé stessi. Inoltre dà la percezione dell’ampiezza e diffusione del fenomeno, facendo sì che i ragazzi si sentano meno soli e inadeguati nell’affrontarlo. Può raccontarci quali sono le principali criticità che ha riscontrato nella gestione dei casi di bullismo fino ad oggi? La gestione dei casi di bullismo e cyberbullismo era affidata ad un team preposto secondo un protocollo di intervento strutturato, tuttavia mi è mancato uno strumento che permettesse di avere una visione di insieme dei casi stessi, di raccogliere tutte le informazioni in maniera ordinata e di strutturare un report finale per la progettazione degli interventi nei successivi a.s. Inoltre ho trovato complesso raccogliere informazioni esclusivamente nell’orario scolastico, tra una lezione e l’altra, mi è sembrato che i ragazzi non avessero uno spazio d’ascolto adeguato, specie per quel che ha riguardato il monitoraggio dei casi “chiusi”. Infine sono tanti gli studenti che sappiamo non hanno chiesto aiuto per paura e vergogna. Come ha visto evolversi il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo negli ultimi anni nella sua esperienza? Ciò che ha dato una svolta definitiva al fenomeno del bullismo è stato l’avvento dei socialnetwork e la loro diffusione tra i giovanissimi, tanto che si è sviluppato il fenomeno del cyberbullismo, il quale ha aggiunto degli aspetti molto critici alle dinamiche già di per sé complesse del bullismo “tradizionale”. Ha reso pervasivo il fenomeno nel tempo e nello spazio (l’offesa può rimanere sui social per più giorni e può colpire la vittima ovunque si trovi) e ha fornito uno schermo dietro cui nascondersi a molti individui che altrimenti avrebbero avuto timore ad esprimersi. Inoltre ha creato degli ambienti in cui i ragazzi sono costantemente esposti al giudizio e l’osservazione dei pari. In che modo la piattaforma Butterfly può aiutare studenti, genitori e docenti a gestire le segnalazioni di bullismo in maniera più efficace? Per quanto riguarda i docenti potrebbe rappresentare uno strumento per gestire in maniera più strutturata ed efficace i casi, somministrando questionari, raccogliendo i dati in maniera ordinata, fornendo al segnalante un feedback costantemente aggiornato e fornendo al referente del bullismo una visione d’insieme dei casi nell’istituto. Per i ragazzi potrebbe essere uno spazio d’ascolto sicuro, dover potersi esprimere anche in forma anonima e che attraverso domande guidate fornisca loro gli strumenti per comprendere e affrontare la situazione. Conseguentemente per i genitori può rappresentare una risposta concreta delle istituzioni al fenomeno e quindi generare un clima di fiducia e collaborazione efficace. Quali sono le sue aspettative rispetto all’impatto che Butterfly avrà sul clima scolastico e sulla prevenzione del bullismo? Mi aspetto che la tematica venga affrontata in maniera più diffusa tra alunni, famiglie e professori e con la dovuta complessità; mi auguro che l’ambiente scolastico venga percepito come sicuro, che l’istituzione scolastica sia sempre più attenta ai bisogni degli studenti e che la scuola abbia gli strumenti per analizzare il fenomeno nel territorio e rispondere in maniera adeguata. Spero che si crei un clima di fiducia e responsabilità, che tutti diano più valore alle segnalazioni e che il fenomeno non sia banalizzato e semplificato come spesso accade. Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012 “ Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“ “Butterfly: la risposta concreta al bullismo”
La vita, il bullismo e l’assenza: riflessioni sul film Il ragazzo dai pantaloni rosa

La vita, il bullismo e l’assenza: riflessioni sul film Il ragazzo dai pantaloni rosa Un film che inizia con la nascita, simbolo universale della vita, e si chiude con il suicidio di un ragazzo di appena 15 anni, Andrea Spezzacatena, lascia lo spettatore senza fiato, costringendolo a riflettere su quanto sia fragile il confine tra normalità e tragedia. Il racconto di una storia vera l suo caso è tristemente noto come il primo in Italia in cui queste forme di violenza hanno portato al suicidio di un minorenne. La quotidianità di Andrea è quella di un adolescente brillante: un ragazzo pieno di talento, vitalità e passione. Ma questa ricchezza personale diventa il motivo scatenante di una cattiveria inspiegabile. L’incidente domestico che dà il via al dramma sembra una banalità: un lavaggio sbagliato tinge di rosa i jeans rossi che Teresa, la madre di Andrea, gli aveva regalato. Nonostante ciò, Andrea decide di indossarli per andare a scuola, consapevole ma forse non del tutto preparato ad affrontare i bulli che già lo perseguitavano con insulti omofobi. Gli insulti si trasformano in una violenza digitale ancor più spietata: una pagina Facebook creata appositamente per deriderlo diventa il luogo in cui l’odio trova la sua cassa di risonanza. Il bullismo come veleno invisibile Il bullismo e il cyberbullismo si insinuano nella vita di Andrea come un veleno silenzioso, penetrando nella sua quotidianità e nei contesti fondamentali della sua esistenza: famiglia, scuola, social network. È una macchia che si espande e che si nutre dell’assenza di adulti consapevoli e presenti. In questa storia, gli adulti sono troppo spesso figure marginali. La madre Teresa e la nonna sono tra le poche eccezioni, ma la loro intuizione del disagio di Andrea non basta a salvarlo. Il film ci mostra come l’assenza di dialogo, attenzione e intervento possa trasformare una situazione già fragile in una tragedia irreparabile. La riflessione necessaria Il bullismo non si cura, si previene, e ogni omissione, ogni mancanza di attenzione può diventare fatale. Le parole hanno un peso e un potere. Teresa Manes, madre di Andrea, ha trasformato il suo dolore in una missione, dedicando la sua vita a sensibilizzare giovani e adulti sull’uso consapevole delle parole. Con il suo libro Andrea, Oltre il Pantalone Rosa e il suo impegno instancabile, ha mostrato che anche nel dolore più profondo si può trovare la forza di cambiare le cose. Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012 ” Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“ “Andrea non è solo un nome: è un simbolo di tutti quei ragazzi che affrontano la crudeltà del bullismo e il peso del silenzio.”
Bullismo e cyberbullismo: una sfida globale che richiede azioni concrete

Bullismo e cyberbullismo: una sfida globale che richiede azioni concrete Il bullismo e il cyberbullismo rappresentano sfide cruciali in tutto il mondo, minacciando il benessere fisico e psicologico di milioni di bambini e adolescenti. Si stima che un terzo degli studenti tra i 13 e i 15 anni abbia vissuto episodi di bullismo, con 246 milioni di giovani che subiscono violenze o molestie a scuola ogni anno, secondo le statistiche delle Nazioni Unite. Questo problema non si limita alla violenza fisica, ma si estende anche alla sfera digitale, con il cyberbullismo in aumento, soprattutto nei paesi industrializzati, dove le percentuali di vittime minorenni variano tra il 5% e il 20%. Le conseguenze per le vittime sono devastanti: depressione, ansia, problemi di autostima, e persino pensieri suicidi. Gli effetti negativi possono estendersi fino all’età adulta, influenzando la capacità di costruire relazioni, raggiungere obiettivi educativi e mantenere la stabilità psicologica. Tuttavia, non sono solo le vittime a subire ripercussioni: anche i perpetratori rischiano di sviluppare comportamenti antisociali che possono sfociare in criminalità. In Italia, il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo è particolarmente diffuso nelle aree più disagiate, colpendo più frequentemente le ragazze tra gli 11 e i 17 anni. I dati ISTAT indicano che poco più del 50% dei giovani ha subito episodi di violenza o vessazione negli ultimi 12 mesi, e il 63,3% è stato testimone di tali atti. Il cyberbullismo ha colpito il 22,2% delle vittime di bullismo, con il 5,9% che ha subito episodi ripetuti. La risposta italiana: una base solida, ma da rafforzare L’Italia è stato il primo paese europeo ad adottare una legislazione specifica contro il cyberbullismo, con la legge n.71 del 2017 che ha introdotto misure a tutela dei minori. Questo approccio ha privilegiato la mediazione, la sensibilizzazione e l’educazione come strumenti principali. Tuttavia, l’evoluzione costante del fenomeno richiede ulteriori miglioramenti per garantire una protezione più efficace. L’UNICEF Italia propone alcune azioni per rafforzare la lotta contro il bullismo e il cyberbullismo: sensibilizzazione delle famiglie e delle comunità con programmi di supporto alla genitorialità. raccolta di dati affidabili per monitorare meglio il fenomeno. consolidamento delle leggi a livello nazionale e locale per proteggere i minorenni da tutte le forme di violenza. formazione continua per educatori e operatori sociali. rieducazione dei colpevoli e miglioramento dell’assistenza alle vittime. Implicazioni socio-economiche Gli episodi di bullismo e cyberbullismo non solo danneggiano il benessere individuale, ma hanno anche un impatto negativo sull’istruzione e sul sistema economico. Le vittime spesso sperimentano difficoltà nell’apprendimento, con un conseguente aumento del rischio di abbandono scolastico e di peggioramento delle prospettive lavorative future. Per i perpetratori, il rischio di aggravamento dei comportamenti antisociali rappresenta una minaccia per la sicurezza sociale. Lotta al bullismo e al cyberbullismo significa, quindi, non solo proteggere i singoli, ma anche investire nel futuro di una società più equa e sicura. Condividi sui social Lotta al bullismo e cyberbullismo vuol dire investire nel futuro di una società più equa e sicura Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“
Disabilità e bullismo: il problema sono le assenze e le distanze

Disabilità e bullismo: il problema sono le assenze e le distanze Il fenomeno del bullismo è spesso sottovalutato, soprattutto quando coinvolge persone con disabilità. Le cause sono molteplici, ma i giovani coinvolti nel progetto “Inclusi. Dalla scuola alla vita, andata e ritorno” indicano che tra i fattori principali ci sono le distanze tra i ragazzi e l’assenza di relazioni significative con gli adulti, in particolare con gli insegnanti. Una dinamica complessa che non si limita a coinvolgere il “bullo” e la “vittima”, ma si estende all’intero gruppo, compresi i compagni di classe e il personale scolastico. L’interazione tra le parti favorisce un sostegno reciproco che alimenta il problema. Non a caso, la ricerca-azione condotta in otto regioni italiane, coinvolgendo oltre 600 studenti di scuole secondarie e centri giovanili, rivela che gli studenti con disabilità spesso diventano “vittime perfette” per via delle loro caratteristiche percepite come diverse. Allo stesso tempo, anche chi pratica il bullismo può vivere situazioni di disagio, talvolta anch’esso legato a una condizione di disabilità. Questa complessità emerge chiaramente dalle attività laboratoriali condotte con i ragazzi, che hanno evidenziato quanto sia fondamentale la presenza di adulti significativi. Condizioni che facilitano l’insorgere di situazioni di bullismo I ragazzi intervistati hanno identificato alcune condizioni che possono favorire la nascita di episodi di bullismo. Innanzitutto, c’è un problema di scarsa conoscenza del fenomeno: molti studenti non hanno una chiara consapevolezza di cosa sia realmente il bullismo e, per questo motivo, tendono a sottovalutarlo. Questa mancata comprensione può portare a ignorare o minimizzare comportamenti che invece andrebbero affrontati con decisione. Un altro fattore rilevante è la percezione di distanza o indifferenza da parte degli adulti. Quando gli insegnanti non si mostrano attivamente presenti, ma sembrano quasi “girarsi dall’altra parte” di fronte a situazioni problematiche, gli studenti possono interpretare questo atteggiamento come un segnale che certi comportamenti non abbiano reali conseguenze. Tale mancanza di intervento può alimentare un clima di impunità che facilita l’insorgere di episodi di prepotenza. Le caratteristiche individuali dei ragazzi giocano anch’esse un ruolo importante. I ragazzi percepiti come “deboli”, per motivi legati all’insicurezza o a difficoltà familiari, possono diventare bersagli facili per i bulli. Ma è interessante notare come, talvolta, anche coloro che mostrano atteggiamenti prepotenti possano celare fragilità personali. Infine, le situazioni di disuguaglianza economica, sociale o culturale rappresentano un terreno fertile per l’emergere del bullismo. Le differenze possono infatti diventare elementi di discriminazione o pretesti per l’emarginazione. Cosa può contrastare il bullismo Nonostante queste difficoltà, gli studenti hanno anche indicato alcune condizioni che possono aiutare a contrastare il fenomeno. La coesione del gruppo classe e la presenza di leader positivi rappresentano un importante fattore di protezione: in un ambiente in cui i ragazzi si sostengono a vicenda, è più difficile che si verifichino episodi di prepotenza. Anche la capacità di riconoscere e affrontare insieme i problemi è fondamentale. Gli adulti, inoltre, devono svolgere un ruolo attivo. La loro presenza, il dialogo aperto con i ragazzi e l’impegno nel creare un clima scolastico positivo possono fare una grande differenza. Gli interventi punitivi, per quanto considerati “giusti” dagli studenti, non sembrano essere sempre efficaci nel lungo periodo. È preferibile puntare su interventi improntati al dialogo e alla collaborazione, che coinvolgano anche i genitori. Il punto di vista degli insegnanti Anche i docenti hanno espresso le loro opinioni sulle condizioni che facilitano o contrastano il bullismo. Hanno evidenziato la mancanza di formazione specifica e risorse adeguate, che li rende spesso impreparati ad affrontare il problema. Inoltre, hanno sottolineato l’importanza di mantenere un dialogo costante con gli studenti e le famiglie, creando un’alleanza educativa che possa prevenire situazioni di conflitto. Gli insegnanti, quindi, sono chiamati a essere presenti, coerenti e affidabili, mostrando ai ragazzi che il bullismo non è inevitabile, ma può essere prevenuto e combattuto con il giusto impegno. La vera sfida è riuscire ad avvicinare le persone piuttosto che dividerle, favorire la comprensione reciproca e costruire relazioni basate sul rispetto, piuttosto che ricorrere unicamente a sanzioni e punizioni. Condividi sui social “L’indifferenza alimenta la prepotenza” Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“ “In un ambiente in cui i ragazzi si sostengono a vicenda è più difficile che si verifichino episodi di prepotenza.”
Cos’è il cyberbullismo e le misure per contrastarlo

Cos’è il cyberbullismo e le misure per contrastarlo Il cyberbullismo rappresenta una minaccia sempre più rilevante nella società odierna, soprattutto tra i giovani. Il termine cyberbullismo fu usato per la prima volta nel 2005 in un articolo sulla rivista australiana Sunday Telegraph Magazine e apparve ufficialmente sul Merriam/Webster’s Collegiate dictionary nell’agosto 2012. Il cyberbullismo è un comportamento intenzionale, caratterizzato da danneggiamenti ripetuti e continuativi messi in atto prevalentemente tramite frasi o immagini elettroniche. La vittima è tormentata, minacciata, perseguitata, umiliata, attraverso l’uso di Internet, delle tecnologie digitali o dei telefoni cellulari. Le cyber-violenze sono agite prevalentemente tra coetanei, se coinvolgono adulti possono essere definite cyberstalking. Il cyberbullismo sta diventando una vera e propria minaccia, con conseguenze anche più gravi del bullismo offline; l’aggressore utilizza device, mezzi di comunicazione informatici e di telefonia, per intimidire, minacciare o diffamare qualcuno. Questo ha un impatto immediato, pervasivo e di difficile gestione. Questi atti aggressivi vengono espressi contro l’altro attraverso contatti ripetuti nel corso del tempo, spesso anonimi, con lo scopo di procurare danni alla vittima che è incapace di difendersi poiché non gli viene concessa alcuna via di fuga o rifugio. La legge italiana ha riconosciuto questa problematica introducendo una normativa specifica il 18 giugno 2017 con la legge “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” (Art. 1). Questa legge definisce il cyberbullismo come: “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online riguardanti anche i familiari del minore, con l’intento predominante di isolarlo, abusare di lui o metterlo in ridicolo“. Caratteristiche del cyberbullismo Il fenomeno presenta peculiarità che lo distinguono dal bullismo tradizionale. Tra queste: Pervasività: Il cyberbullismo può colpire in ogni momento, rendendo impossibile per le vittime sfuggire all’aggressore. Anonimato: I cyberbulli spesso si nascondono dietro pseudonimi, rendendo difficile identificarli. Diffusione: I contenuti dannosi possono essere rapidamente condivisi e visualizzati da un ampio pubblico. Mancanza di feedback immediato: Il cyberbullo non vede le conseguenze dirette delle sue azioni, contribuendo a una percezione distorta dell’impatto che queste hanno sulla vittima. Tipologie di cyberbullismo Le forme di manifestazione del cyberbullismo sono diverse e possono variare nel tempo. Willard (2006) le classifica secondo il comportamento commesso: Flaming: letteralmente fiammeggiare, consiste nell’invio di messaggi violenti e volgari attraverso sms, e-mail e device elettronici, allo scopo di suscitare dei conflitti verbali all’interno della rete tra due o più persone coinvolte in un dialogo. Spesso nelle forme più gravi si trasforma in cyber-stalking Denigration. Cyberstalking: l’insultare condividendo on line pettegolezzi e bugie con lo scopo di rovinare la reputazione a qualcuno Impersonation: furto d’identità, il fingere di essere un’altra persona per inviare messaggi ingannevoli. Outing and Trickering: condivisione e pubblicazione on line di confidenze o informazioni che la vittima aveva fatto in un periodo di amicizia. Exclusion: l’esclusione intenzionale di qualcuno Doxing: diffusione di informazioni personali senza il consenso della vittima. Cyberbashing: la volontaria condivisione on line di un video di aggressione verso un coetaneo Harassment: letteralmente molestia, ossia ricevere messaggi offensivi sui social o sullo smartphone, privatamente, che solo la vittima può leggere Revenge porn: vendetta pornografica, l’invio, la pubblicazione e la diffusione senza consenso, di immagini e video di natura sessuale che avevano lo scopo di rimanere privati (sexting). Le misure legali e di prevenzione La legge prevede la possibilità per le vittime di cyberbullismo (o i loro genitori, se minori di 14 anni) di richiedere la rimozione dei contenuti dannosi. Se il gestore del sito non interviene entro 48 ore, è possibile rivolgersi al Garante della privacy, che può agire entro altre 48 ore. Inoltre, sono stati introdotti strumenti come l’ammonimento da parte del questore per i minorenni responsabili di atti di cyberbullismo. Contrastare il cyberbullismo richiede però non solo l’applicazione delle leggi, ma anche la sensibilizzazione dei giovani, delle famiglie e delle scuole. Solo attraverso l’educazione e l’intervento tempestivo sarà possibile ridurre l’incidenza di questo fenomeno. Come difendersi Il bullismo non si cura, si previene, e ogni omissione, ogni mancanza di attenzione può diventare fatale. Le parole hanno un peso e un potere. Teresa Manes, madre di Andrea, ha trasformato il suo dolore in una missione, dedicando la sua vita a sensibilizzare giovani e adulti sull’uso consapevole delle parole. Con il suo libro Andrea, Oltre il Pantalone Rosa e il suo impegno instancabile, ha mostrato che anche nel dolore più profondo si può trovare la forza di cambiare le cose. In molte società e istituzioni si lavora attivamente per fronteggiare il bullismo attraverso programmi di prevenzione ed educazione, è di fondamentale importanza intervenire tempestivamente per evitare i suoi effetti dannosi, anche a posteriori, su chi lo subisce. Diversi sono gli strumenti da utilizzare per prevenire e combattere bullismo e cyberbullismo: la scuola, la famiglia, le istituzioni e i contesti sportivi, ricreativi, culturali, etc, devono fare rete, collaborare, allearsi; nelle scuole attivare programmi di sensibilizzazione e formazione alle emozioni, alle relazioni atti a sviluppare l’empatia coinvolgendo anche i genitori; nelle comunità creare spazi di sensibilizzazione e contesti di rispetto, educare alla comunicazione aperta significa creare un ambiente in cui le persone si sentano a loro agio nel parlare apertamente di esperienze di cyberbullismo, senza paura di ritorsioni. Per prevenire il cyberbullismo è inoltre importante l’educazione digitale, cioè insegnare agli adolescenti e giovani come navigare responsabilmente online, comprendendo l’importanza della privacy, ciò significa insegnare il valore di mantenere informazioni personali private, sollecitando al blocco e alla segnalazione, attraverso le piattaforme o le autorità competenti, dei bulli online. Per proteggersi dal cyberbullismo, è importante: Limitare la visibilità delle proprie informazioni personali online. Bloccare e segnalare utenti che diffondono contenuti offensivi. Conservare prove delle molestie ricevute per un’eventuale denuncia. E’ fondamentale agire con responsabilità, rispetto reciproco e consapevolezza delle leggi e delle norme culturali. La comunicazione aperta e il consenso sono elementi chiave per garantire un’esperienza positiva e rispettosa. La prevenzione di questi fenomeni richiede uno sforzo collettivo, la costruzione di una rete e la progettazione di interventi educativi sulle emozioni
Tutela della Privacy a scuola: il regolamento

Tutela della Privacy a scuola: il regolamento La tutela della privacy è un tema cruciale, specialmente all’interno delle scuole, dove i protagonisti sono giovani adolescenti e minorenni. La tecnologia, oggi più che mai, facilita lo scambio di dati sensibili, ma anche il rischio di violazioni della privacy. Per rispondere a queste problematiche, il Garante per la protezione dei dati personali ha pubblicato un vademecum intitolato “La scuola a prova di privacy”. Questo documento, destinato a istituti scolastici, docenti e famiglie, mira a fornire linee guida chiare per gestire la privacy nell’ambiente scolastico. Punti salienti del vademecum Privacy nei temi scolastici: I temi scolastici possono contenere dati personali degli studenti. Gli insegnanti devono essere attenti a non diffondere informazioni riservate e a rispettare il diritto alla riservatezza. Voti ed esami: Gli esiti degli scrutini sono pubblici, ma la condivisione di dati sensibili come la salute degli studenti è vietata. Cyberbullismo: La scuola deve vigilare su comportamenti anomali e segnalare immediatamente eventuali episodi di cyberbullismo. Utilizzo di dispositivi elettronici: Gli smartphone sono ammessi, ma non possono essere utilizzati per violare la privacy di studenti e insegnanti. Foto durante le recite e le gite: I genitori possono fare foto per uso personale, ma la condivisione online richiede il consenso di tutte le persone ritratte. Videosorveglianza: Le telecamere possono essere installate solo per tutelare i beni scolastici e devono rispettare norme precise. Questo regolamento non solo protegge i diritti degli studenti, ma educa anche le scuole e le famiglie a trattare con maggiore consapevolezza i dati personali. Condividi sui social “Proteggi la privacy, coltiva la libertà.“ Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“
Cosa devono fare gli insegnanti per contrastare il bullismo

Cosa devono fare gli insegnanti per contrastare il bullismo Il bullismo rappresenta una sfida significativa per le scuole, richiedendo un’azione mirata e multidimensionale per essere affrontato con successo. Gli insegnanti, in qualità di figure chiave nella vita degli studenti, giocano un ruolo cruciale nella prevenzione e gestione di questo fenomeno. Ecco alcune strategie fondamentali che gli insegnanti possono adottare per contrastare il bullismo in modo efficace. Differenziare il bullo dal bullizzato Il primo passo per affrontare il bullismo è la capacità di riconoscerlo. Questo non sempre è semplice, poiché le vittime possono minimizzare o negare le aggressioni per paura o imbarazzo. Allo stesso modo, i bulli possono mascherare le loro azioni con comportamenti di facciata. Gli insegnanti devono essere attenti ai segnali sottili e alle dinamiche interpersonali nella classe. Il bullo spesso cerca di attirare attenzione e approvazione attraverso la violenza, mentre la vittima può essere un individuo timido, nuovo, o diverso per vari motivi. Essere un buon osservatore e interpretare i segnali non verbali è fondamentale per intervenire tempestivamente. Promuovere un clima positivo in classe La prevenzione del bullismo inizia con la creazione di un ambiente scolastico positivo e accogliente. Gli insegnanti dovrebbero lavorare per migliorare il clima di classe attraverso attività educative che promuovano la cooperazione, il rispetto e l’empatia. È essenziale osservare i cambiamenti comportamentali che possono indicare disagio, come rabbia o isolamento. Un ambiente di apprendimento positivo non solo riduce il rischio di bullismo, ma migliora anche l’efficacia dell’insegnamento. Parlare di bullismo senza fare nomi Quando emergono segnali di bullismo, è utile affrontare il tema con la classe senza focalizzarsi su individui specifici. Discutere del bullismo in termini generali e invitare gli studenti a esprimere le loro opinioni e soluzioni può aiutare a creare consapevolezza e prevenire il fenomeno. Le discussioni regolari, come incontri mensili, possono favorire un ambiente di fiducia e comunicazione aperta, riducendo il silenzio che spesso protegge i bulli. Scalfire l’indifferenza della maggioranza Gli insegnanti devono affrontare anche l’indifferenza della maggioranza silenziosa. Gli studenti che assistono a episodi di bullismo devono essere incoraggiati a riconoscerli e a segnalarli. Creare una cultura in cui chiedere aiuto non deve essere visto come un atto di debolezza, ma come un comportamento coraggioso, è cruciale per fermare le angherie. Promuovere attività di gruppo Le attività di gruppo sono strumenti potenti per sviluppare abilità di cooperazione e empatia. Progetti come lavori di gruppo su argomenti comuni o attività sportive aiutano a valorizzare i ruoli di ciascun membro e a creare un senso di responsabilità condivisa. Assicurarsi che i gruppi siano equilibrati e che i membri con buone capacità relazionali possano aiutare i compagni più vulnerabili può contribuire a migliorare il clima di classe. Utilizzare il Role Playing Il role playing può essere un’efficace tecnica didattica per esplorare le dinamiche del bullismo. Attraverso simulazioni e giochi di ruolo, gli studenti possono mettersi nei panni dei vari attori del fenomeno (bullo, vittima, testimone) e riflettere sulle loro emozioni e reazioni. Questa pratica aiuta a sviluppare l’empatia e a trovare soluzioni pratiche per gestire e prevenire il bullismo. Implementare sanzioni educative Quando si identifica un bullo, è importante che le sanzioni siano educative piuttosto che punitive. Le punizioni dovrebbero mirare a invertire il comportamento e a stimolare il cambiamento positivo. Esempi includono assegnare ruoli che promuovano la responsabilità e il rispetto o attività che incoraggino la riflessione, come la lettura di libri sul tema. Collaborare con le famiglie La collaborazione tra scuola e famiglia è essenziale per un intervento efficace contro il bullismo. Gli insegnanti devono comunicare con i genitori degli studenti coinvolti, affrontando la situazione con sensibilità e serietà. È fondamentale mantenere un dialogo aperto e lavorare insieme per promuovere un ambiente di rispetto sia a scuola che a casa. Affrontare il bullismo richiede un impegno costante e una collaborazione attiva tra insegnanti, studenti e famiglie. Adottando queste strategie, gli insegnanti possono contribuire significativamente a creare un ambiente scolastico più sicuro e inclusivo per tutti. Condividi sui social “Il primo passo per affrontare il bullismo è la capacità di riconoscerlo“ Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“
Dan Olweus e la lotta al bullismo: un modello per le scuole di tutto il mondo

Dan Olweus e la lotta al bullismo: un modello per le scuole di tutto il mondo Il bullismo è un fenomeno che affligge le scuole da decenni, causando danni psicologici, emotivi e sociali profondi sia alle vittime che ai bulli stessi. Per affrontare in modo efficace questo problema, è fondamentale guardare al lavoro di chi ha dedicato la propria vita allo studio di questo fenomeno. Uno dei nomi più importanti in questo ambito è quello di Dan Olweus, psicologo e docente universitario svedese, che per oltre quarant’anni ha indagato il bullismo, proponendo soluzioni concrete per combatterlo. Chi era Dan Olweus Dan Olweus è stato uno dei pionieri nello studio del bullismo scolastico. Il suo approccio, basato su anni di ricerche, non si limitava a definire il fenomeno, ma andava oltre, proponendo programmi di intervento che si sono rivelati estremamente efficaci nelle scuole di diversi Paesi. Il suo libro più conosciuto, Bullying at School, pubblicato nel 1993, è diventato un punto di riferimento per educatori e studiosi. Il sottotitolo, What we know and what we can do, esplicita già l’obiettivo chiaro di Olweus: fornire strumenti concreti per affrontare il bullismo. In Italia, l’edizione tradotta del libro è uscita nel 1996 con il sottotitolo Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, un chiaro riferimento alla dualità del fenomeno, che coinvolge sia le vittime che i bulli stessi. Questo titolo ha aiutato a chiarire il termine bullismo, che all’epoca era ancora poco conosciuto nel nostro Paese. Il programma di Olweus: interventi concreti Ciò che distingue il lavoro di Dan Olweus è la sua attenzione alle soluzioni pratiche. Il suo programma di intervento, che ha dimostrato di essere efficace in diverse realtà scolastiche, si articola in tre livelli: scuola, classe e individuo. A livello di scuola, Olweus suggerisce di iniziare raccogliendo informazioni sulla presenza del bullismo attraverso questionari anonimi, distribuiti a tutti gli studenti. Questo non solo permette di valutare l’entità del fenomeno, ma invia anche un messaggio chiaro a tutti: la scuola è attenta e pronta a intervenire. A livello di classe, il programma prevede regole specifiche contro il bullismo, incontri regolari tra insegnanti e studenti, e attività mirate a migliorare il clima di classe. Importante è l’osservazione durante momenti informali, come le pause e la mensa, dove spesso si verificano episodi di bullismo lontano dagli occhi degli adulti. A livello individuale, Olweus incoraggia colloqui approfonditi con i ragazzi coinvolti nel bullismo, siano essi vittime o bulli, e con le rispettive famiglie. Questo tipo di approccio permette di personalizzare l’intervento e di agire in maniera mirata per prevenire ulteriori episodi. La struttura del libro Bullismo a scuola si divide in due parti principali. La prima è dedicata all’analisi del fenomeno, spiegando le cause del bullismo, le sue caratteristiche e i segnali che possono aiutare a identificare bulli e vittime. La seconda parte del libro si concentra invece sulle soluzioni, descrivendo in dettaglio i vari tipi di intervento e offrendo consigli pratici per educatori e genitori. Uno degli aspetti più apprezzati del lavoro di Olweus è il suo stile asciutto e diretto. Lontano da discorsi retorici o moraleggianti, Olweus si concentra su ciò che si può fare concretamente per affrontare il bullismo, evitando soluzioni vaghe e inefficaci. La sua esperienza e la chiarezza delle sue idee emergono in ogni pagina del libro, che si configura come un vero e proprio manuale operativo per le scuole. Un manifesto democratico Dan Olweus ci ha lasciati nel 2020 all’età di 89 anni, ma la sua eredità continua a vivere attraverso il suo lavoro. Come sottolineato dalla psicologa italiana Ada Fonzi, che ha curato l’appendice dell’edizione italiana del libro, Bullismo a scuola non è solo un trattato accademico, ma un manifesto democratico. Il suo obiettivo è creare scuole più giuste e inclusive, in cui la violenza e la prevaricazione non abbiano spazio. Grazie al suo instancabile lavoro, oggi molte scuole in tutto il mondo utilizzano il programma di Olweus per prevenire e contrastare il bullismo, contribuendo a creare ambienti educativi più sani e armoniosi. Oggi più che mai, il suo messaggio di giustizia e uguaglianza risuona forte, invitandoci a lavorare insieme per un futuro senza bullismo. Condividi sui social “Bisogna personalizzare l’intervento e agire in maniera mirata per prevenire ulteriori episodi“ Condividi sui social “Il ragazzo dai pantaloni rosa ripercorre la tragica vicenda di Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012“