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Bullismo e amicizia: il messaggio di speranza nel nuovo libro di Tatiana Rotolo

Tatiana Rotolo, autrice di una collana di libri per bambini, che trattano temi importanti come l’amicizia, il rispetto per la natura, lo scoprire se stessi e anche la depressione, sta per pubblicare la sua ultima nuova opera, “Il pettirosso”, un libro che affronta tematiche profonde come il bullismo, l’emarginazione e il potere della vera amicizia.

La storia segue il protagonista in un viaggio di scoperta e riscatto, in cui la magia dell’amicizia autentica riesce a vincere sulle difficoltà. Tatiana ha vissuto in prima persona queste esperienze difficili durante la scuola media, quando, come lei stessa racconta, si è trovata in una situazione di emarginazione e bullismo dopo essersi trasferita in un nuovo paese.

Puoi raccontarci brevemente la trama de “Il pettirosso”? Cosa ti ha ispirato a scrivere questa storia?

 

La storia di Gapo è quella di un piccolo pettirosso la cui infanzia è segnata dalla ricerca di amici tra i passerotti, che lo evitano e lo sfidano. Vittima di bullismo per il suo aspetto diverso, Gapo non si arrende. Continua a dimostrare il suo valore, sperando che un giorno sarà accettato per quello che è. È una tenera avventura di crescita, amicizia e perseveranza che insegna l’importanza di essere se stessi e la forza di superare l’emarginazione, apprezzando le differenze che ci rendono unici. 

Ho voluto scrivere questa storia, che verrà pubblicata il prossimo anno, perché anch’io l’ho vissuto in prima persona: ho passato tre anni molto difficili alle medie.

Credo che oggi, più che mai, dobbiamo parlare di questi temi, anche alla luce dei fatti di cronaca. Non è sempre facile creare un dialogo su argomenti delicati come il bullismo. Per questo ho scritto una storia: per offrire uno spunto di conversazione partendo da un racconto in cui rispecchiarsi. All’interno del libro ci sono anche degli approfondimenti e uno spazio dove i bambini possono scrivere, perchè a volte si esprimono meglio le emozioni scrivendo piuttosto che parlando.

Immagine con frase : "Gapo non si arrende. Continua a dimostrare il suo valore, sperando che un giorno sarà accettato per quello che è."

Il protagonista trova conforto e forza nell’amicizia. Come pensi che la vera amicizia possa aiutare chi sta attraversando momenti difficili come il bullismo?

Gapo trova l’amicizia di Fiorella, una topina, nel momento più buio della sua vita. L’amicizia vera ti dà forza; non elimina i problemi o l’ansia di andare a scuola, ma sapere di avere qualcuno che ti sostiene e condivide con te gioie e dolori, rende tutto più sopportabile. Per me è stato così: finalmente avevo qualcuno che mi apprezzava e mi capiva. A quell’età non si ha ancora un’identità ben definita, si è in continua ricerca di sé stessi, spesso attraverso il compiacimento degli altri. Questo ci rende fragili ma l’amicizia ci dà maggiore forza e sicurezza.

 

“Il pettirosso” è un simbolo di speranza. Cosa rappresenta per te questo animale e perché hai scelto proprio lui per il titolo del libro?

Amo molto la natura e il pettirosso mi ha sempre affascinata. Nonostante sia piccolo, è un uccellino coraggioso, simbolo di rinascita e speranza, temi molto importanti nella storia. Infatti nella narrzione c’è una trasformazione letterale che porta Gapo a risplendere e, alla fine, a guadagnarsi il rispetto dei passerotti.

 

Hai raccontato che la scuola media è stata un periodo molto difficile per te. Qual è stato il momento più difficile e cosa ti ha aiutato a superarlo?

Quando sono arrivata in Italia ero la straniera, con poca conoscenza dell’italiano e senza amici. Già di per sé questa situazione era pesante, perché rappresentava un grosso cambiamento. In aggiunta subivo atti di bullismo: mi davano soprannomi di ogni sorta, prendevano a calci la mia cartella (che ogni anno dovevamo cambiare) e le umiliazioni mi hanno fatto sviluppare complessi inesistenti.

Non c’è un episodio peggiore di altri, perché ogni mattina mi svegliavo con l’ansia e non volevo più andare a scuola. Ero arrivata al punto di essere felice quando prendevano in giro qualcun altro, sperando di passare inosservata. Desideravo essere invisibile. Non potevo nemmeno andare in bagno senza che aprissero la porta (le ragazze!). Durante le interrogazioni, ogni errore era motivo di nuove prese in giro.

Un giorno, un insegnante mi chiese se andasse tutto bene. Avevo paura che dire la verità peggiorasse la situazione, così mentii. L’unica cosa che mi ha permesso di andare avanti è stata una ragazza che mi ha difesa e che poi è diventata la mia migliore amica.

 

Nel libro, così come nella vita reale, molte persone vittime di bullismo scelgono il silenzio. Quale consiglio daresti a chi si trova in questa situazione oggi?

Purtroppo si ha paura a parlare. Anche io ho fatto l’errore di non dire nulla, né a casa né a scuola. Se avessi parlato, mi rendo conto che qualcuno avrebbe potuto evitarmi anni di sofferenza e cicatrici emotive. Da mamma, oggi, capisco anche la paura dei genitori.

Con questa storia, vorrei aiutare chi affronta le stesse difficoltà che ho affrontato io, far capire alle vittime che non sono loro quelli sbagliati e che anche dal peggiore incubo ci si sveglia sempre. Purtroppo, quando vivi una situazione pesante, sembra che duri un’eternità, ma il cambiamento avviene e parlarne con una persona di fiducia, un adulto, può accelerare questo processo.

 

In che modo pensi che genitori, insegnanti e compagni di classe possano intervenire in maniera efficace per fermare il bullismo?

Attraverso il dialogo. A casa, il ruolo dei genitori è fondamentale e la scuola dovrebbe supportare questo percorso. Sarebbe utile inserire l’educazione emotiva come materia, insegnando fin da piccoli a essere gentili e ad aiutare chi non lo è, a migliorarsi.

Dietro ogni bullo c’è sempre una motivazione, spesso legata a problemi familiari. Anche loro hanno ferite emotive che riversano sugli altri. Dobbiamo sensibilizzare i ragazzi e far capire che non prendere una posizione è comunque una scelta: stare a guardare senza agire ti rende complice. Se i compagni si unissero contro i bulli, questi non avrebbero più margine d’azione e sarebbero costretti a fermarsi.

Immagine interna con frase "Prevenire è meglio che curare"

Secondo te, cosa potrebbe fare la scuola per prevenire e affrontare il bullismo in modo più incisivo

 

Penso sarebbe utile avere uno psicologo in ogni scuola, già dalle elementari. Si dice che prevenire è meglio che curare, quindi perché non farlo!

Oggi i bambini e ragazzi vivono pressioni molto maggiori rispetto a quelle di soli 20 anni fa. Bisognerebbe prendere provvedimenti per rieducare i bulli, magari coinvolgendoli in servizi sociali e tutelare chi è vittima.

Quali risorse o strumenti credi siano necessari per aiutare chi è vittima di bullismo a sentirsi più protetto e supportato?

Bisognerebbe iniziare dalla sensibilizzazione; creare spazi sicuri dove i ragazzi possano confrontarsi con chi ha vissuto esperienze simili, e linee di ascolto dove parlare liberamente di bullismo. Il dialogo è fondamentale per far sentire le vittime meno sole e trovare sostegno reciproco.

E’ importante anche formare i genitori, renderli consapevoli e preparati a riconoscere i segnali del bullismo e fornire loro gli strumenti adeguati per intervenire.

 

Il tuo libro vuole dare un messaggio di speranza e coraggio a chi si sente isolato o diverso. Qual è il messaggio più importante che vuoi che i tuoi lettori portino con sé dopo aver letto “Il pettirosso”?

 

Vorrei dire a chi viene bullizato, o emarginato, che non è solo. C’è una comunità intera di persone pronte ad aiutare. Non chiudetevi in voi stessi, apprezzatevi per ciò che siete. Ognuno di noi ha delle qualità uniche: fate delle vostre peculiarità la vostra forza. Nessuno è più importante di un altro e se assistete a un episodio di bullismo, prendete posizione.

Come dico nella storia

Non si può cambiare se prima non si conosce il cambiamento!

Ognuno di noi può fare la differenza ma, per creare questo cambiamento, dobbiamo lavorare su noi stessi e diventare la migliore versione di ciò che possiamo essere.

Tatiana Rotolo, nata in Francia e trasferita in Italia da bambina, con poca conoscenza dell’italiano e senza amici. Da piccola leggeva moltissimo e, nel 2021, la nascita della figlia l’ha portata ad avere il bisogno di ritrovare se stessa. Ha ripreso così le storie che aveva scritto anni prima e ha deciso di dar voce a temi importanti, regalando momenti di spensieratezza, magia e riflessione a bambini e ragazzi.


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